NATALE: tradizioni e sapori durante le feste

NATALE: tradizioni e sapori durante le feste

Noi di team21, in occasione delle feste di Natale, volevamo parlarvi delle tradizioni culinarie siciliane tipiche di questo periodo.

Nelle nostre zone abbiamo diverse tradizioni che di anno in anno ci legano alla nostra famiglia e al nostro territorio. I festeggiamenti in questo periodo si aprono l’8 Dicembre, per i cattolici giorno in cui si festeggia l’Immacolata Concezione. Tradizionalmente, nelle famiglie questa giornata è dedicata alle decorazioni natalizie e all’addobbo dell’albero, per alcuni simbolo di ritorno alla fertilità della natura, per altri è una celebrazione del solstizio d’inverno, oppure ancora richiama il sacrificio di Cristo sulla croce, fatta appunto di legno. Un altro elemento tipico che compare nelle nostre case l’otto dicembre è il presepe, rappresentazione visiva della natività.

I festeggiamenti continuano nella giornata dedicata a Santa Lucia, quando sulle tavole dei siciliani compaiono arancine di svariati gusti, da quelle tradizionali alla carne a quelle al cioccolato. Ora la domanda nasce spontanea: si dice “arancina” o “arancino”? Cerchiamo ora di darvi una risposta: a Palermo la chiamiamo “arancina”, perché è più rotonda, come un’arancia, da cui deriva il nome, e, invece nel catanese utilizzano il termine “arancino”, poiché la forma è più appuntita e ricorda la sagoma dell’Etna. Dunque, la differenza sta nella forma e non nella sostanza. In ogni caso, non importa né la forma né tantomeno il nome; ciò che conta è il sapore, e quello, nonostante possa essere diverso da una zona all’altra, non vi deluderà mai.

Altro cibo tipico di questa giornata è la “cuccìa”. L’usanza risale a quando, a seguito di una grave carestia a Palermo, arrivò una nave carica di grano e gli abitanti lo consumarono senza macinarlo prima, per velocizzare il processo.

Nelle zone di Vicari e, probabilmente, non solo (fateci sapere voi), si usano gli “occhiuzzi”, pane benedetto a forma di occhio, che viene distribuito dopo la Messa del 13 dicembre, in ricordo del martirio della Santa.

A Natale, invece, nelle pasticcerie di Lercara Friddi troviamo quasi sicuramente le “Pantofole”, simbolo dell’accoglienza delle tavole siciliane, dall’impasto di farina, zucchero e burro e farcite con ricotta, cioccolato o crema pasticcera.

I cibi siciliani, in ogni caso, creano nelle nostre case atmosfera e tradizione. Ci auguriamo che queste ultime continuino a trasmettersi da generazione in generazione, in modo da non perdersi nel tempo.Noi di team21, in occasione delle feste di Natale, volevamo parlarvi delle tradizioni culinarie siciliane tipiche di questo periodo.

Nelle nostre zone abbiamo diverse tradizioni che di anno in anno ci legano alla nostra famiglia e al nostro territorio. I festeggiamenti in questo periodo si aprono l’8 Dicembre, per i cattolici giorno in cui si festeggia l’Immacolata Concezione.

Tradizionalmente, nelle famiglie questa giornata è dedicata alle decorazioni natalizie e all’addobbo dell’albero, per alcuni simbolo di ritorno alla fertilità della natura, per altri è una celebrazione del solstizio d’inverno, oppure ancora richiama il sacrificio di Cristo sulla croce, fatta appunto di legno. Un altro elemento tipico che compare nelle nostre case l’otto dicembre è il presepe, rappresentazione visiva della natività.

I festeggiamenti continuano nella giornata dedicata a Santa Lucia, quando sulle tavole dei siciliani compaiono arancine di svariati gusti, da quelle tradizionali alla carne a quelle al cioccolato. Ora la domanda nasce spontanea: si dice “arancina” o “arancino”? Cerchiamo ora di darvi una risposta: a Palermo la chiamiamo “arancina”, perché è più rotonda, come un’arancia, da cui deriva il nome, e, invece nel catanese utilizzano il termine “arancino”, poiché la forma è più appuntita e ricorda la sagoma dell’Etna. Dunque, la differenza sta nella forma e non nella sostanza. In ogni caso, non importa né la forma né tantomeno il nome; ciò che conta è il sapore, e quello, nonostante possa essere diverso da una zona all’altra, non vi deluderà mai.

Altro cibo tipico di questa giornata è la “cuccìa”. L’usanza risale a quando, a seguito di una grave carestia a Palermo, arrivò una nave carica di grano e gli abitanti lo consumarono senza macinarlo prima, per velocizzare il processo.

Nelle zone di Vicari e, probabilmente, non solo (fateci sapere voi), si usano gli “occhiuzzi”, pane benedetto a forma di occhio, che viene distribuito dopo la Messa del 13 dicembre, in ricordo del martirio della Santa.

A Natale, invece, nelle pasticcerie di Lercara Friddi troviamo quasi sicuramente le “Pantofole”, simbolo dell’accoglienza delle tavole siciliane, dall’impasto di farina, zucchero e burro e farcite con ricotta, cioccolato o crema pasticcera.

I cibi siciliani, in ogni caso, creano nelle nostre case atmosfera e tradizione. Ci auguriamo che queste ultime continuino a trasmettersi da generazione in generazione, in modo da non perdersi nel tempo.Noi di team21, in occasione delle feste di Natale, volevamo parlarvi delle tradizioni culinarie siciliane tipiche di questo periodo.

Nelle nostre zone abbiamo diverse tradizioni che di anno in anno ci legano alla nostra famiglia e al nostro territorio. I festeggiamenti in questo periodo si aprono l’8 Dicembre, per i cattolici giorno in cui si festeggia l’Immacolata Concezione.

Tradizionalmente, nelle famiglie questa giornata è dedicata alle decorazioni natalizie e all’addobbo dell’albero, per alcuni simbolo di ritorno alla fertilità della natura, per altri è una celebrazione del solstizio d’inverno, oppure ancora richiama il sacrificio di Cristo sulla croce, fatta appunto di legno. Un altro elemento tipico che compare nelle nostre case l’otto dicembre è il presepe, rappresentazione visiva della natività.

I festeggiamenti continuano nella giornata dedicata a Santa Lucia, quando sulle tavole dei siciliani compaiono arancine di svariati gusti, da quelle tradizionali alla carne a quelle al cioccolato. Ora la domanda nasce spontanea: si dice “arancina” o “arancino”? Cerchiamo ora di darvi una risposta: a Palermo la chiamiamo “arancina”, perché è più rotonda, come un’arancia, da cui deriva il nome, e, invece nel catanese utilizzano il termine “arancino”, poiché la forma è più appuntita e ricorda la sagoma dell’Etna. Dunque, la differenza sta nella forma e non nella sostanza. In ogni caso, non importa né la forma né tantomeno il nome; ciò che conta è il sapore, e quello, nonostante possa essere diverso da una zona all’altra, non vi deluderà mai.

Altro cibo tipico di questa giornata è la “cuccìa”. L’usanza risale a quando, a seguito di una grave carestia a Palermo, arrivò una nave carica di grano e gli abitanti lo consumarono senza macinarlo prima, per velocizzare il processo.

Nelle zone di Vicari e, probabilmente, non solo (fateci sapere voi), si usano gli “occhiuzzi”, pane benedetto a forma di occhio, che viene distribuito dopo la Messa del 13 dicembre, in ricordo del martirio della Santa.

A Natale, invece, nelle pasticcerie di Lercara Friddi troviamo quasi sicuramente le “Pantofole”, simbolo dell’accoglienza delle tavole siciliane, dall’impasto di farina, zucchero e burro e farcite con ricotta, cioccolato o crema pasticcera.

I cibi siciliani, in ogni caso, creano nelle nostre case atmosfera e tradizione. Ci auguriamo che queste ultime continuino a trasmettersi da generazione in generazione, in modo da non perdersi nel tempo.Noi di team21, in occasione delle feste di Natale, volevamo parlarvi delle tradizioni culinarie siciliane tipiche di questo periodo.

Nelle nostre zone abbiamo diverse tradizioni che di anno in anno ci legano alla nostra famiglia e al nostro territorio. I festeggiamenti in questo periodo si aprono l’8 Dicembre, per i cattolici giorno in cui si festeggia l’Immacolata Concezione.

Tradizionalmente, nelle famiglie questa giornata è dedicata alle decorazioni natalizie e all’addobbo dell’albero, per alcuni simbolo di ritorno alla fertilità della natura, per altri è una celebrazione del solstizio d’inverno, oppure ancora richiama il sacrificio di Cristo sulla croce, fatta appunto di legno. Un altro elemento tipico che compare nelle nostre case l’otto dicembre è il presepe, rappresentazione visiva della natività.

I festeggiamenti continuano nella giornata dedicata a Santa Lucia, quando sulle tavole dei siciliani compaiono arancine di svariati gusti, da quelle tradizionali alla carne a quelle al cioccolato. Ora la domanda nasce spontanea: si dice “arancina” o “arancino”? Cerchiamo ora di darvi una risposta: a Palermo la chiamiamo “arancina”, perché è più rotonda, come un’arancia, da cui deriva il nome, e, invece nel catanese utilizzano il termine “arancino”, poiché la forma è più appuntita e ricorda la sagoma dell’Etna. Dunque, la differenza sta nella forma e non nella sostanza. In ogni caso, non importa né la forma né tantomeno il nome; ciò che conta è il sapore, e quello, nonostante possa essere diverso da una zona all’altra, non vi deluderà mai.

Altro cibo tipico di questa giornata è la “cuccìa”. L’usanza risale a quando, a seguito di una grave carestia a Palermo, arrivò una nave carica di grano e gli abitanti lo consumarono senza macinarlo prima, per velocizzare il processo.

Nelle zone di Vicari e, probabilmente, non solo (fateci sapere voi), si usano gli “occhiuzzi”, pane benedetto a forma di occhio, che viene distribuito dopo la Messa del 13 dicembre, in ricordo del martirio della Santa.

A Natale, invece, nelle pasticcerie di Lercara Friddi troviamo quasi sicuramente le “Pantofole”, simbolo dell’accoglienza delle tavole siciliane, dall’impasto di farina, zucchero e burro e farcite con ricotta, cioccolato o crema pasticcera. I cibi siciliani, in ogni caso, creano nelle nostre case atmosfera e tradizione.

Ci auguriamo che queste ultime continuino a trasmettersi da generazione in generazione, in modo da non perdersi nel tempo.

Martina Albanese

Sofia Rigoglioso

Marta Ciminello

Roberta Bua

Elisa Barone

Maria Stella La Barbera

Carla Martorana

Matilde Muscarello

Francesca Sofia Di Marco

Francesca Magrofuoco  

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